LANCIANO ( CH )

02.11.2012 22:06

File:Lanciano - Civitanova - Torri montanare.jpg

Il territorio del comune di Lanciano si estende per 66 km² nella fascia collinare che dalle pendici della Majella digrada verso il mare. Esso è composto prevalentemente da colline, ma comprende anche un'importante parte pianeggiante nella val di Sangro. La sua altimetria varia dai 33 m s.l.m., in contrada Serre vicino al fiume Sangro, fino ai 410 m, che si raggiungono nella frazione San Nicolino al confine con Castel Frentano. Il centro cittadino è situato a 265 m s.l.m. (misurati in Piazza del Plebiscito, davanti al Municipio).

La parte più antica di Lanciano si è sviluppata su tre colli piuttosto erti. Subito a nord di questi si trova la valle del Feltrino, ampia e profonda, che tuttora rappresenta il confine settentrionale dell'abitato. A sud, invece, una stretta vallata (oggi parzialmente interrata) separa il centro storico dall'area pianeggiante, su cui è stato edificata la parte moderna della città nel primo Novecento. Nel secondo dopoguerra la crescita dell'abitato si è mossa verso est (Via del Mare) e verso ovest (Viale Cappuccini), lungo il vecchio tracciato della SS84. Le attuali direttrici di espansione seguono le vie di comunicazione più importanti per l'accesso alla città: la SP ex-SS524 (verso Fossacesia), la SP82 (verso San Vito e la A14) e la SP ex-SS84 (verso l'entroterra e verso il mare).

Le origini di Lanciano affondano nel mito. La tradizione vuole che sia stata fondata nel 1179 a.C. da Solima, profugo troiano approdato in Italia insieme ad Enea, un anno dopo la distruzione della stessa Troia nel 1180 a.C., col nome di Anxanon o Anxia (dal nome di un compagno morto in guerra; in greco Ανξανον, Ανξια). Al di là dell'epica, la datazione potrebbe essere verosimile: infatti, alcuni ritrovamenti archeologici dimostrerebbero che il sito di Lanciano è stato abitato con continuità dal XII secolo a.C. Nei dintorni, inoltre, sono state rinvenute tracce di insediamenti neolitici fin dal V millennio a.C.

Secondo le notizie di alcuni storici romani (Varrone, Livio e Plinio il Vecchio), in seguito Anxanon fu capitale del popolo Frentano, gente di stirpe sannitica che occupò l'area costiera tra il Pescara ed il Fortore a partire dal V secolo a.C. In quest'epoca, probabilmente, la città subì l'influsso culturale dei Greci, che allora controllavano i traffici commerciali sulla sponda occidentale dell'Adriatico. Tra il IV secolo a.C. ed il III secolo a.C. i Frentani presero parte alle prime due guerre sannitiche, accettando di diventare federati dei Romani dopo la sconfitta subita nel 304 a.C. A differenza delle altre popolazioni di ceppo sannita, rimasero fedeli a Roma durante le guerre puniche. Nella guerra sociale del 90 a.C., invece, furono tra i fautori della Lega Italica. Al termine di questo conflitto i Frentani beneficiarono dell'estensione della cittadinanza romana a tutti i popoli italici; la città fu ordinata in seno alla Repubblica Romana come municipium (status testimoniato da una lapide attualmente conservata nel Palazzo Comunale). In quest'epoca dovette subire la romanizzazione del nome, da Anxanon in Anxanum. Alcuni decenni dopo, con la riorganizzazione amministrativa dell'Italia voluta da Augusto, la città fu ascritta alla tribù Arniense, all'interno della Regio IV. In quest'epoca dovette conoscere una buona prosperità grazie alle sue fiere, dette nundinae.

Fin dall'età antica la città ha dovuto la sua prosperità al commercio. Questa vocazione le deriva da una collocazione "strategica": è a pochi chilometri dal mare ma è in collina, quindi meglio difendibile; inoltre, è vicino ad un'antichissima rotta commerciale che collegava la Puglia all'Italia settentrionale già in età preromana. Questo tracciato, probabilmente legato al tratturo L'Aquila-Foggia per la transumanza delle greggi, in epoca romana divenne una strada (forse la via Traiana) che partiva da Hostia Aterni (l'attuale Pescara) ed arrivava fino in Puglia passando per Ortona, Anxanum e Histonium (Vasto).

Con il crollo dell'Impero Romano, Lanciano subì saccheggi dai Goti. In seguito, con l'invasione dell'Italia da parte dei Longobardi, fu conquistata e rasa al suolo (probabilmente nel 571). I nuovi dominatori costruirono un castello sul colle Erminio, intorno al quale cominciò a ricostituirsi un nucleo abitativo. Da questo trarrà origine il più antico quartiere medioevale, chiamato Lancianovecchia. Nel 2006 scavi archeologici hanno riportato alla luce alcune vestigia della città romana, tra cui il decumano, che passava proprio sopra il colle Erminio: ciò mostra che tra la città antica e quella medioevale c'è stata una sostanziale continuità.

Lanciano rimase fedele ai Longobardi nelle guerre che li opposero ai Bizantini, ma dovette subire la conquista di questi ultimi nel 610. Sotto i Bizantini la città fu aggregata al ducato di Chieti). Questa nuova dominazione consentì alla città di riprendere i propri traffici commerciali.

Sul finire dell'VIII secolo Lanciano fu conquistata dai Franchi, i quali l'aggregarono al ducato di Spoleto e, poi, a quello di Benevento. Pur facendo parte di questi ducati, la città era stata ordinata come gastaldato, cioè come città governata da un funzionario nominato direttamente dal re e non soggetta a nessun feudatario.

Nel 1060 fu annessa dai Normanni all'istituendo Regno di Sicilia (che diverrà Regno di Napoli nel 1372). Di fatto, Lanciano seguì le vicende politiche e dinastiche di questo regno fino all'Unità d'Italia. Estinta che fu la dinastia Normanna, vide il susseguirsi delle dominazioni degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi.

Superati gli anni bui, Lanciano prosperò grazie al rifiorire delle sue fiere (una in maggio ed una in settembre), tanto da diventare, nel Trecento, il più grande centro abitato d'Abruzzo (6500 abitanti nel 1340). L'incremento demografico si accompagnò all'espansione urbanistica del centro urbano: nel corso dell'XI secolo fu edificato il quartiere di Civitanova; pochi decenni dopo vi fu la sistemazione degli altri due quartieri storici, il Borgo e la Sacca, mentre il centro politico e commerciale della città si spostò definitivamente nella Corte Anteana (l'attuale Piazza del Plebiscito). Sul finire del XII secolo fu ultimata la nuova cinta muraria, dotata di nove porte (solo una delle quali è sopravvissuta fino ad oggi: Porta San Biagio), e la struttura urbana di Lanciano arrivò ad essere quella tuttora visibile nel centro storico.

La sua importanza come emporio fu riconosciuta conferendole lo status di università demaniale, cioè di città non sottoposta a nessun feudatario, ma amministrata direttamente dal re. Questo privilegio le fu accordato nel 1212 dall'imperatore Federico II di Svevia e fu confermato e reso perpetuo nel 1259 da Manfredi, re di Napoli. Ad esso si accompagnava l'esenzione delle merci da dazi e dogane ed il diritto di eleggere, oltre agli amministratori ordinari, un magistrato, detto Mastrogiurato, che durante le fiere deteneva i poteri normalmente in mano al Giudice Regio.

È interessante osservare che lo status di gastaldato e, poi, quello di università demaniale sono, molto probabilmente, la diretta continuazione dell'ordinamento municipale di epoca romana. Ciò testimonia che questa città, pur non essendo mai stata un libero comune, godette fin da tempi remoti e per molti secoli di ampia autonomia amministrativa e commerciale.

Nelle numerose contese tra feudatari e regnanti che segnarono l'età medioevale, Lanciano si schierò quasi sempre con i regnanti, ricavandone benefici di natura economica e territoriale. Una rivalità particolare si instaurò con la vicina città di Ortona, che era il porto preferenziale per l'afflusso delle merci alle fiere, a causa dei dazi che questa città imponeva sulle merci che vi transitavano. Sul finire del XIV secolo Lanciano ottenne dall'Abbazia di San Giovanni in Venere la concessione per costruire un porto a San Vito: ciò fu motivo di nuove guerre con gli ortonesi, composte solo dalla mediazione di San Giovanni da Capestrano nel 1427. Nel 1441 re Alfonso V d'Aragona ripagò l'appoggio avuto contro gli Angioini, concedendo a Lanciano il diritto di battere moneta mediante l'istituzione di una Zecca. In quest'epoca la città arrivò a possedere più di 40 feudi.

Fin dal Medioevo, a Lanciano sorsero molte industrie: in primo luogo, fabbriche di tele finissime e di stoffe di lana e seriche. Nel XV secolo si affermarono molte altre produzioni: le ceramiche, la fabbricazione degli aghi, l'oreficeria e l'industria del ferro, dei bronzi, dei cuoi e delle pelli. Un riconoscimento dell'importanza raggiunta fu l'istituzione, nel 1515, di una diocesi distinta da quella di Chieti, poi elevata ad arcidiocesi nel 1562.

Nel periodo medioevale il nome della città si è evoluto dal latino Anxanum fino alla forma attuale, passando per le forme intermedie Anxano (probabilmente già in epoca tardo-imperiale, a causa della caduta della "m" finale dell'accusativo nel parlato) ed Anciano o Anzano (per semplificazione della pronuncia). La "L" iniziale è dovuta all'assorbimento dell'articolo determinativo nel nome, come nel caso de L'Aquila. Ciò è testimoniato anche dal dialetto, in cui la "L" è sentita come un articolo e declinata separatamente dal nome (L'Anciane, Quest'Anciane).

Nel 1520 la corona di Napoli fu aggregata a quella di Spagna dall'imperatore Carlo V d'Asburgo. Questi combatté numerose guerre con Francesco I, re di Francia, per il predominio sull'Italia, uscendone infine vincitore nel 1544 (pace di Crepy). Lanciano si schierò con Francesco I: per questo, il nuovo sovrano la punì sottraendole molti dei suoi feudi. A quest'epoca si può ascrivere l'inizio di una fase di declino per l'economia lancianese. Una prima causa di ciò va ricercata nel nuovo assetto politico, con un viceré spagnolo sul trono di Napoli. Quella che è ricordata come una cattiva amministrazione ebbe i suoi effetti anche su Lanciano, che, nel suo piccolo, si impoverì a causa dell'incapacità amministrativa dei Capitani del Popolo spagnoli e dei forti tributi imposti. Contemporaneamente, la città risentì di un fenomeno geopolitico su scala mondiale: dopo la scoperta dell'America, i grandi traffici commerciali cominciarono a spostarsi dal Mar Mediterraneo all'Atlantico. L'Italia peninsulare venne così a perdere il suo ruolo centrale nei commerci e subì una progressiva decadenza. Il regno di Napoli, persa la sua autonomia, si ridusse ad una pedina di scambio nelle contese tra le grandi potenze europee. A causa della sua posizione di frontiera, l'Abruzzo soffrì particolarmente per queste contese, che videro opposti spagnoli e francesi per tutti il XVI ed il XVII secolo e sfociarono nella guerra aperta tra spagnoli ed austriaci all'inizio del XVIII secolo.

Il momento peggiore fu nel 1640: Lanciano perse i suoi privilegi di città demaniale, fu creata baronia e fu venduta al duca Castro di Pallavicini dal viceré di Napoli, Medina las Torres, senza l'assenso del re. Nel 1646, poi, venne ceduta al marchese d'Avalos del Vasto. Il vassallaggio durò più di un secolo e portò un notevole impoverimento della città, vessata dai nuovi padroni. Le sue fiere, per di più, dal 1718 subirono la concorrenza diretta del nuovo mercato franco di Senigallia. Nonostante le numerose ribellioni, Lanciano riacquistò la sua libertà solo nel 1778, dopo l'ascesa al trono di Napoli dei Borbone.

Nell'Ottocento la città partecipò attivamente ai moti risorgimentali, a partire dalla Repubblica Partenopea del 1799 fino ad una serie di sollevazioni nel 1848, 1849 e 1853. Questi episodi le valsero la qualifica di città fellone da parte della polizia borbonica. Nel 1860 votò l'adesione all'Italia unita. Anche in questi anni, seppur con fasi alterne, continuò lo sviluppo della sua economia basata su commerci, artigianato, piccola imprenditoria. All'inizio del Novecento arrivò a contare 18000 abitanti.

Nella storia del Novecento di Lanciano, una pagina molto importante è quella della partecipazione alla Resistenza. Subito dopo l'occupazione nazista, tra il 5 ed il 6 ottobre 1943, alcuni gruppi di giovani lancianesi presero le armi contro gli invasori e li impegnarono in due giorni di combattimenti (la rivolta dei martiri ottobrini). Alla fine dell'insurrezione avevano perso la vita 11 ragazzi. Altri 12 civili sono stati uccisi nelle rappresaglie dai nazisti. Questo episodio segnò l'inizio della partecipazione attiva di tutta la cittadinanza alla Resistenza, motivo per il quale Lanciano è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valore Militare dal presidente Einaudi nel 1952, è quindi tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione.[3]

 

FONTE: WIKIPEDIA